Claudia Schreiber, “La felicità di Emma”, Keller (2018)

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Una ventata di aria fresca. E’ questo che penso mentre leggo questo delizioso romanzo. Ed è quello che probabilmente pensa la nostra protagonista Emma quando finalmente si ritrova con un uomo da amare (Max) e una busta piena di soldi. Due inaspettate, meravigliose novità che sembrano risolvere ogni problema ed esaudire ogni desiderio. Ma sarà davvero così?

Emma vive in una fattoria nel bel mezzo della campagna tedesca, in un luogo quasi fiabesco che sembra rimasto fuori dalla storia e dal tempo. Possiede una mucca, un pollaio, un orto rigoglioso e un giardino opulento. Soprattutto, Emma alleva maiali. Li alleva per farne fantastici insaccati, tuttavia li tratta sempre, fino al momento in cui li uccide con le sue stesse mani, con grande premura e grande tenerezza. Per loro prova amore, e anche un po’ di invidia: “nessuna esistenza terrena era più magnifica, semplice, significativa e riuscita di quella dei maiali che lei stessa allevava nella sua fattoria”. Si capisce subito, Emma è genuina, vitale, segue i ritmi della natura e non tiene in nessun conto l’opinione altrui e men che meno si cura dell’ordine e dell’igiene. Ma non c’è nulla di bucolico nella sua vita: lavora senza risparmiarsi, conducendo un’esistenza solitaria, chiusa al mondo esterno, completamente a suo agio solo nel suo appezzamento di terra, con i suoi animali e pochissimi contatti sociali. Alle spalle ha un’infanzia durissima e priva di amore, vittima di un nonno-padrone crudele e dispotico; all’orizzonte ha un futuro disperante, su cui aleggia lo spettro di dover abbandonare casa e animali per colpa delle fatture non pagate; nel presente ci sono un sacco di difficoltà. Eppure tutto ciò l’ha indurita nel fisico, non nell’anima. Nonostante tutto, in lei albergano dolcezza e decisione, forza e capacità di amare. Scopriamo a poco a poco le sue mille risorse e i suoi talenti e ne restiamo colpiti.

Anche Max è un uomo ancora giovane e molto solo. Vive in città, fa l’impiegato e, durante una visita medica, apprende di avere il tempo contato. Con un colpo di testa, decide di prendersi ciò che non ha mai avuto e di vivere appieno i giorni che gli restano. Ma il destino lo beffa e lo porta dritto dritto nella fattoria di Emma.

Difficile immaginare due persone più agli antipodi: lei è intelligente ma ruspante, piena di energia, spontanea e assolutamente sciatta, lui è istruito, meticoloso, maniacalmente pulito, timoroso di tutto. Emma è una donna d’azione, vitalmente attaccata a ciò che ha e che rischia di perdere, Max ha condotto un’esistenza spenta, senza avere conquistato nulla che sia davvero importante per lui. Se lei vive nell’attimo, lui è bloccato nell’attimo, paralizzato dalle paure e dalle incognite (mi viene da definirlo un inetto, come tutti i personaggi maschili del libro).

Il loro incontro rappresenta per entrambi un’occasione di cambiamento, ma in un senso diverso da quello che ciascuno si aspettava.

Anche per il lettore non c’è molto di scontato in questo romanzo. I toni divertenti cedono spesso il passo alla tragedia, eppure la leggerezza non scompare mai del tutto. La bonomia convive con la crudeltà, la dolcezza e l’amore si alternano alla crudezza. Guidati dalla mano ferma di Emma, ci lasciamo condurre dove è giusto che si arrivi, attraverso una storia di vera e propria rinascita che lascia a lungo il ricordo di una donna interiormente bella e forte.

Forte del successo riscosso in Germania, l’editore Keller (quello di Arno Camenisch e di un gioiellino come L’ultimo amore di Baba Dunja di Alina Bronsky, tanto per fare qualche esempio) ha appena ripubblicato il libro della Schreiber, che era già entrato nel suo catalogo qualche anno fa e poi scomparso. Bella traduzione dal tedesco.

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