Cristovão Tezza, “La caduta delle consonanti intervocaliche”, Fazi (2016)

ACQUISTA

Mentre a Bellinzona si conclude Babel, il Festival di Letteratura e Traduzione, quest’anno dedicato al Brasile, mi è venuto in mente un bel libro, letto ormai qualche anno fa, di un autore brasiliano contemporaneo, Cristovão Tezza.

Lo avevo preso in mano appena era stato pubblicato, inizialmente colpita dal titolo, scelto con intelligenza dall’editore italiano, sebbene molto distante da quello originale, un semplice O professor. A mio avviso, questa mossa non solo accattiva e incuriosisce il lettore, ma permette anche di non cadere nella trappola di un forse troppo facile accostamento al «professore» più famoso della Fazi, Stoner, il libro di maggior successo della casa editrice.

Anche qui abbiamo a che fare con un docente universitario, Heliseu, ma le somiglianze con Stoner teminano qui.

La caduta delle consonanti intervocaliche è un fenomeno di evoluzione dei suoni grazie al quale il portoghese si distanzia dallo spagnolo e ci indica subito l’ambito disciplinare di cui si occupa il nostro Heliseu: è un professore di filologia romanza. 

Heliseu, ormai settantenne, si sveglia la mattina del giorno in cui gli verrà conferito un premio accademico alla carriera e comincia a preparare mentalmente il discorso di ringraziamento che dovrà pronunciare. Dal momento in cui apre gli occhi al momento in cui esce di casa, durante tutti i preparativi della mattina, Heliseu cerca di articolare la sua prolusione e intanto lascia affiorare tutto ciò che ha sostanziato la sua vita: lo studio della lingua, vissuto anche come un rifugio dai fatti storici e sociali che segnano il Brasile; la vita accademica; la relazione con la moglie Monica e la sua misteriosa morte; l’amore per la sua studentessa Thèrese; il rapporto di fatto inesistente con il figlio.

Il libro si dipana tra questi due poli, il passato e il presente, che si intrecciano in una costruzione davvero sapiente di salti temporali e flashback, lasciando emergere a sprazzi fatti e vissuti, con un uso sapientissimo della tensione narrativa. Tezza alterna abilmente l’osservazione esterna del protagonista e il flusso di coscienza in prima persona, innervando la pagina di sottile ironia, e dissemina il monologo interiore di fili, tracce e indizi che man mano cambiano forma e si uniscono, dando senso al tutto. Nel breve volgere di poche ore, Heliseu fa i conti con ciò che è stato e ciò che ora, con l’apparenza di un’esistenza brillante e di successo e la verità di fallimenti affettivi.

La caduta delle consonanti intervocaliche (e devo di nuovo rendere merito alla scelta italiana del titolo) diventa così metafora di un più generale punto di non ritorno, di un cambiamento definitivo riconoscibile solo a posteriori; proprio quel punto di svolta esistenziale e identitario che per tutto il monologo Heliseu cerca di afferrare.

Insomma, abbiamo in mano un romanzo intelligente, ricco, di certo non banale, che richiede impegno al lettore, ma che lo ripaga a pieno.

Colgo l’occasione per segnalare un esempio completamente diverso di letteratura brasiliana contemporanea, appena pubblicato dall’editore Mondadori, Maria José Silveira, La madre della madre di sua madre e le sue figlie, che già nel titolo si rivela una concatenazione di vite di donne che, di figlia in figlia, si raccontano e raccontano il cambiamento del loro mondo.

 

Segnalibro