John D. MacDonald, “Che fine ha fatto Janice Gantry?”, Mattioli 1885 (2023)

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Sam Brice è un uomo deluso. È stato un campione di football, la cui carriera è finita in modo brusco a causa di una leggerezza dalle conseguenze irreversibili. A seguito di questo rovescio di fortuna, anche la splendida e amatissima moglie lo ha lasciato e lui ha deciso di cautelarsi da ulteriori sofferenze. Abita in un modesto cottage sulla costa della Florida e lavora in proprio come perito per alcune compagnie assicurative, valutando i danni riportati dalle automobili in seguito a incidenti. Insomma, dopo aver subito la distruzione di ogni cosa a cui teneva, ha scelto una vita al riparo e senza complicazioni, con un lavoro tranquillo che gli garantisce quanto basta per mantenersi, la barca, dischi e libri per il tempo libero.

Nel suo ufficio, ospitato nei locali di una società più grande, lavora anche Janice Gantry, detta Sis, con cui ha avuto una relazione intensa ma esclusivamente sessuale, perché Sam è ancora troppo preso dal ricordo dell’ex-moglie, di fronte a cui ogni altra donna, anche se vivace ed esuberante come Sis, sembra perdere consistenza. I due sono però rimasti in ottimi rapporti.

La vita monotona e ritirata di Sam viene interrotta dall’improvvisa comparsa di Charlie, suo conoscente nonché amico di lunga data di Janice. Charlie è evaso di prigione e ha bisogno di un nascondiglio temporaneo per riprendere le forze. Sta scontando una condanna a cinque anni per essersi intrufolato nella villa di una coppia molto abbiente e molto gelosa della propria privacy e aver cercato di forzare una cassaforte. Quando Charlie riparte, dopo il breve soggiorno da Sam, anche Janice scompare nel nulla. Sam è certo che tra i due fatti ci sia una connessione e inizia a indagare, per capire che cosa sia successo a Janice. Si sente in dovere di farlo, anche a costo di lasciare la sua tana sicura e dare avvio a un gioco pericoloso, molto più grande di lui.

Con questo thriller, uscito in italiano da alcune settimane ma risalente al 1961, prosegue la pubblicazione delle opere di John D. MacDonald (1916-1986), scrittore forse ancora poco conosciuto da noi, autore di noir di tale spessore da essergli valsi il National Book Award, oltre alla stima di nomi quali Stephen King e Kurt Vonnegut. Da un suo libro è stato tratto il film di Scorsese Cape Fear, mentre Il termine della notte anticipa di alcuni anni e basandosi sulla sola invenzione, i temi e la visione di A sangue freddo di Truman Capote.

Nonostante l’assenza di scene di sangue e di drammi a tinte forti, in Che fine ha fatto Janice Gantry? la violenza corre sottotraccia: sembra una costante nelle relazioni personali e nei rapporti tra uomini e donne; è violenza fisica e verbale, si manifesta nel disprezzo per chi sembra un perdente, nell’aggressività sguaiata dello sceriffo, nello squallore di un sistema sociale che accetta la corruzione e il ricatto e l’ascesa economica di chi si comporta in modo immorale.

Sam Brice è un bel protagonista, lo stile di scrittura è sobrio, elegante, quasi cinematografico, i dialoghi sono ben calibrati e la storia, piena di svolte e colpi di scena, si segue con grande piacere. A questo contribuisce l’ottima traduzione di Nicola Manuppelli, autore a sua volta di racconti e romanzi, curatore e consulente editoriale per diverse case editrici, traduttore di grandi scrittori anglosassoni e di nomi meno noti nell’area di lingua italiana, come Andre Dubus, Don Robertson, A.B. Guthrie.

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