Laurent Petitmangin, “Quello che serve di notte”, Mondadori (2024)

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La voce narrante di questo breve e incisivo romanzo è un operaio delle ferrovie nella Lorena di oggi, regione di un’industria in profonda crisi. È socialista da sempre e frequenta con regolarità la sezione locale del partito, ormai sempre più vuota: il contesto socio-economico depresso e disilluso ha eroso le fedeltà politiche tradizionali e dato spazio a movimenti sempre più estremisti. L’uomo ha cresciuto da solo due figli maschi, dopo che una lunga malattia si è portata via la moglie, e da tempo si destreggia fra i turni di lavoro, le faccende casalinghe e i pochi amici. Il figlio maggiore, da tutti chiamato Fus per via del suo amore per il calcio, aveva 13 anni quando la madre è morta e già durante gli anni precedenti, gli anni delle cure inefficaci e dei ricoveri in ospedale, aiutava il padre nelle incombenze domestiche e nella cura del fratellino piccolo. Affidabile e responsabile, Fus ha imparato presto a cavarsela da solo, ma il padre non è mai riuscito a esprimergli l’apprezzamento che meritava, prima perché troppo preoccupato e addolorato, poi perché le esigenze quotidiane e la poca dimestichezza con le parole glielo hanno impedito.

Attorno ai 20 anni, Fus si avvicina a un gruppo di giovani di estrema destra. Lo fa senza clamore né proclami, senza provocare il padre, di cui ben conosce le posizioni politiche. Il suo comportamento in casa non è cambiato molto, ma ora trascorre il tempo libero con questa nuova compagnia, impegnato in attività apparentemente innocue; l’aggressività e l’ideologia sembrano confinate nei post sui social. Quando il padre lo scopre, reagisce con il silenzio. Invece di cercare il confronto con Fus, di chiedergli conto e ragione, di approfondire le sue motivazioni, si lascia sopraffare da una mesta impotenza e fa finta di niente. Padre e figlio finiscono per condividere gli spazi scansandosi; solo nei fine settimana, quando il fratello minore rientra a casa da Parigi, dove nel frattempo si è trasferito per gli studi, la tensione si allenta; la sua presenza è positiva, fa da tramite fra i due, spezza il silenzio. Mentre Fus sembra attendere a lungo di essere interpellato, il padre non trova le parole per discutere né la forza di reagire. Non chiede niente e non esprime il suo disappunto; però continua ad accompagnarlo sui campi di calcio per tenere in vita l’ultimo filo del loro legame. Il suo atteggiamento è dettato dallo spaesamento, ma anche dalla vergogna che prova a causa di Fus e dal timore di troncare i rapporti con lui, a cui continua a voler bene ma dalle cui scelte è disgustato. Quest’uomo provato prima dalla morte della moglie e dalla paura di non farcela, ora dalle amicizie del figlio, da tempo si concentra esclusivamente sulle questioni pratiche e non si dà il tempo di riflettere. Ha paura di farlo, è smarrito, demoralizzato. A corto di argomenti e disarmato. Nonostante la buona volontà, non sembra essere all’altezza della situazione neppure quando, all’improvviso e inesorabilmente, la situazione precipita.

Intelligente e dolente, pieno di sentimento ma non di sentimentalismo, questo romanzo è interessante sia dal punto di vista psicologico che da quello sociologico. Nelle dinamiche di un microcosmo familiare refrattario al dialogo, si riflette la crisi delle nostre società, le cui strutture e istituzioni faticano a mantenere una connessione forte e vitale con il mondo civile. Questo padre amorevole ma debole, che non trascura i bisogni materiali dei figli ma non sa assolvere i compiti educativi, assorbito dalle incombenze pratiche e non avvezzo a comunicare è il rappresentante di un mondo adulto che non sa offrire prospettive e risposte, motivazioni e significati. In questo generale disorientamento, è facile subire la seduzione di forze magari altrettanto confuse, ma più spavalde.

Nonostante la vicenda sia vista esclusivamente dalla prospettiva del padre, emergono i limiti e le responsabilità di entrambi i protagonisti, così come le luci e le ombre, le contraddizioni che scuotono il mondo interiore di ciascuno dei due, l’affetto e la delusione, l’impotenza e il rammarico. Ben riusciti tutti i personaggi di contorno, che contribuiscono alla creazione di un contesto e di una trama con diversi colpi di scena.

Francesca

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